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"DECOLLA IL DOMINIO .EU"
a cura di Stefania Fangareggi

Il Parlamento Europeo, nella seduta del 2 luglio 2001, ha approvato una risoluzione legislativa destinata a dare il via, all'interno dell'Unione Europea, all'utilizzo di un Top Level Domain, caratterizzato dall'uso del suffisso "EU", che segnali, rispetto al registrante, l'identità e lo statuto di organismo di diritto europeo.

Dopo una breve premessa storica, lo scopo del presente documento è quello di introdurre il lettore alla comprensione della natura, dei compiti e dei progetti della nuova Registration Authority Europea.

In principio fu ……il punto edu

I primi nomi di dominio di cui si ha testimonianza appartennero ad Università Americane, nel rispetto della tradizione che vide Arpanet (nata, in realtà, da un progetto militare statunitense, cui vollero aderire le Università, mentre l'esclusiva militare rimase poi la gemella Milnet) come precursore di Internet.

Il dominio universitario era contraddistinto dal suffisso .edu.

Oltre a tali domini universitari nacquero quelli commerciali; .com ad identificare i domini di imprese o aziende commerciali, .org ad identificare i domini delle organizzazioni ed associazioni non profit, .gov ad identificare gli enti e le organizzazioni governative statunitensi e così via.

L'ostruzionismo dell'Inventore del Web

Di un dominio unico europeo si iniziò a parlare per la prima volta soltanto nove anni dopo, nel 1996, in uno dei primi interventi ufficiali della Commissione Europea in tema di Governance della rete.

In quegli anni ed anche nei successivi, la Commissione Europea si scoprì impegnata, con sempre maggior frequenza, a dirimere disaccordi con il Governo degli Stati Uniti in relazione alla regolamentazione dei nomi di dominio di internet.

Ciò perché il Governo Usa rivendicava la propria posizione di "inventore" del Web e pertanto, giudice naturale, attraverso l'Icann, della risoluzione dei conflitti sorti.

La regolamentazione strutturale dell'Icann, del resto, ha per lungo tempo sbarrato le porte a membri non usa.

Gli atteggiamenti monopolistici degli Stati Uniti cominciarono dunque ad essere stigmatizzati, mentre parallelamente divenne sempre più forte l'esigenza per l'Europa di ritagliarsi uno spazio giuridico all'interno del Cyberspazio, attraverso un dominio proprio ed una Autorità che fungesse da Registrar, e per creare un fronte comune da affiancare ed opporre, se necessario, allo strapotere americano.

Una "denominazione d'origine controllata" tutta europea

Tali spinte all'indipendenza ed all'autonomia portarono, nel 1999, al progetto di un'Europa on-line, illustrato dalla Commissione in occasione del Consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo tenutosi a Lisbona il 23-24 marzo 2000.

"E-Europe" nacque, in particolare, come iniziativa politica, o meglio ambizioso progetto, diretto ad accelerare l'ingresso dell'Europa nell'era digitale, a pochi mesi dal via della moneta unica europea.

L'iniziativa ha posto impegni e scadenze precise, a titolo esemplificativo si citano le seguenti: a partire dal 2001 dovrà essere sviluppato un nuovo tipo di accesso ad internet, non più via filo ma utilizzando frequenze radio, per aumentare la velocità di trasmissione dei dati, dovrà essere realizzata una diminuzione delle tariffe ed una deregulation nel campo dei servizi di accesso ad internet.

In seno al progetto E-Europe è stato inserito anche il progetto "dot eu" con lo scopo di condurre l'Europa ad avvalersi di un proprio dominio di primo livello a contraddistinguere e delimitare lo spazio dell'Unione all'interno del web.

La realizzazione di tale progetto è stata resa possibile grazie anche ad una risoluzione dell'Icann del 25 settembre 2000 con la quale è specificato che i domini a doppia lettera possono essere inseriti nella categoria di Country Code Top Level Domain (domini geografici) anche se le loro specifiche non rientrano nella classificazione ISO 3166-1 su cui si basa la distribuzione dei domini nazionali, purchè venga raggiunto un accordo fra l'Icann e la futura Registration Authority.

Secondo il progetto E-Europe dunque per l'attivazione del "dot eu" sarà necessario prevedere:

-la creazione, da parte della Commissione europea, della legislazione adatta alla crescita di un'autorità di registrazione di domini;

-la creazione di una politica di registrazione;

-la sperimentazione del database di domini;

-la selezione dei registrar;

In occasione del Consiglio di Lisbona, dunque, la Commissione è stata incaricata di adottare tutte le misure necessarie per garantire la disponibilità del suffisso agli utenti della Comunità.

L'isola che non c'è:…la risoluzione legislativa del Parlamento Europeo

Il 2 luglio 2001 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione legislativa, con la quale ha concretamente avviato il processo di attivazione del top level domain ".eu".

La risoluzione si fonda sulla proposta di regolamento della Commissione (COM 2000-827) inoltrata al Parlamento Europeo ed al Consiglio, così come emendata a seguito del parere della Commissione Giuridica e per il mercato interno (A5-0226/2001) e della relazione della Commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia.

Sono dunque stabiliti i compiti del nuovo Registro Europeo, come ad esempio quello di fissare regole per l'assegnazione dei nomi di dominio, ovvero per fornire gli strumenti atti a risolvere i conflitti, fermo restando il principio del "first comed, first served" che sarà dunque il fulcro del sistema.

Analizziamo dunque in dettaglio la risoluzione legislativa.

IL REGISTRO

Con il termine Registro si intende l'organismo cui sono affidate l'organizzazione, l'amministrazione e la gestione del dominio di primo livello .eu.

Avrà natura giuridica di ente senza fini di lucro e sede legale nel territorio della Comunità Europea.

Il Registro sarà designato dalla Commissione dopo la pubblicazione di un bando di gara nelle Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee (modifica introdotta dall' emendamento 2 della Commissione giuridica e per il mercato interno).

La Commissione ed il Registro, designato dopo aver vagliato le proposte pervenute, concluderanno successivamente un contratto (a tempo determinato e rinnovabile) che stabilirà le condizioni con cui la Commissione dovrà supervisionare l'organizzazione, l'amministrazione e la gestione del dominio .eu.

Il Registro concluderà inoltre un contratto con l'Icann, conforme ai principi pertinenti raccomandati dal Comitato GAC (Governmental Advisory Comitee).

Per quanto riguarda la registrazione dei domini di secondo livello il registro sarà assistito da un consiglio consuntivo composto da membri rappresentanti dei gruppi di consumatori, dei sindacati, delle associazioni professionali, dei fornitori di servizi Internet, delle pubbliche amministrazioni e così via.

OBBLIGHI DEL REGISTRO

Il Registro, in conformità alla migliore prassi a livello nazionale, (emendamento n. 4) applicherà, nell'ambito delle competenze che gli sono riservate, principi di qualità, efficienza, accessibilità ed affidabilità, le norme in materia di appalti pubblici e, in ogni caso, procedure trasparenti e non discriminatorie.

Provvederà alla registrazione dei domini, alle persone fisiche e giuridiche richiedenti con residenza e sede nell'ambito della comunità europea, secondo il principio classico "first comed first served", adotterà un codice di condotta per le registrazioni dei domini ed, in generale, svolgerà la propria attività in conformità con la migliore prassi a livello nazionale (modifiche introdotte dall'emendamento 4, che ha modificato l'originario articolo 3 della proposta di regolamento adottata dalla Commissione).

Di primaria importanza è poi l'emendamento 5, introducente l'articolo 3 bis che stabilisce la esclusione di ogni responsabilità, in capo al Registro, per eventuali controversie sorte tra il registrante e terzi, nell'ipotesi di lesione dei diritti di questi ultimi in conseguenza della registrazione di un dominio.

Al verificarsi di tale ipotesi il Registro fornirà un servizio di arbitrato e mediazione, gratuitamente o sulla base del principio di recupero dei costi.

Infine, allo scopo di prevenire e risolvere i conflitti tra le registrazioni di nomi a dominio e diritti di proprietà intellettuale, l'emendamento 6(che ha modificato l'articolo 4), stabilisce che la Commissione adotti politica e procedura conformi alle migliori pratiche e, in particolare, alle raccomandazioni dell'OMPI (organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale).

MANTENIMENTO DEI DIRITTI

La Comunità Europea manterrà tutti i diritti connessi al dominio .eu, ed in particolare i diritti di proprietà intellettuale e gli altri diritti relativi alle banche dati del Registro, atti a garantire l'attuazione del regolamento, nonché, comunque, il diritto di ridisegnare il Registro.

BONA VACANTIA

Il Registro dovrà regolare, in accordo con la Commissione e sulla base di una politica basata sulla migliore prassi a livello nazionale, aperta, trasparente e non discriminatoria, i nomi di dominio che divengano bona vacantia a causa della mancanza di un successore che rilevi il diritto del registrante originario.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Con la risoluzione legislativa il Parlamento ha finalmente avviato il processo di realizzazione del dominio .eu, conferendo alla Commissione i poteri necessari per mettere in opera il primo livello in tempi rapidi.

La creazione di una Registration Authority europea era divenuta ormai questione improrogabile, per arginare e parallelamente ricondurre in ambiti costruttivi per il progresso e l'evoluzione della economia mondiale, il monopolio, per tradizione tutto americano, in materia di web.

E' pur vero che la proposta di regolamento adottata dalla Commissione, come sottolineato dalla stessa al decimo considerando è, per sua stessa natura, disposizione di carattere generale, che si limita a stabilire le norme minime indispensabili per il raggiungimento dei suoi obiettivi, lasciando molte importanti decisioni alle modalità di applicazione in un settore che è in costante mutamento .

La natura generale della proposta di regolamento è, per così dire, recepita dalla Commissione giuridica e per il mercato interno con gli emendamenti introdotti nell'indicare, come principio-guida dell'attività e degli scopi del Registro, il riferimento alle "migliori pratiche", ovvero alla "migliore prassi" a livello nazionale.

Detto riferimento non precisa tuttavia il necessario elemento di raffronto che qualifica una prassi o una pratica come migliore rispetto ad altre, né il bene giuridico da tutelare che, allo stesso modo, consente di preferirne una piuttosto che un'altra.

Il problema sorgerà pertanto con l'attuazione pratica dei suddetti principi e, ancor più, con la risoluzione dei conflitti che verranno a crearsi nelle ipotesi di rivendicate lesioni di diritti dei terzi.

Altro aspetto che emerge dalla proposta di regolamento della Commissione è lo scopo che si prefigge, che è quello di accrescere, in occasione della creazione del dominio .eu, la fiducia dei consumatori nei confronti del commercio elettronico e delle transazioni on-line in generale, ostacolati fino ad ora dalla loro scarsa fiducia nel sistema.

Per tali motivi, come emerso anche espressamente in motivazione all'emendamento 6, si è prevista l'adozione di un codice di condotta imposto a tutti gli operatori on-line, e di sistemi specifici di risoluzione delle controversie approvati dalle parti e, da ultimo, ma non per importanza, con il prevedere un consiglio consultivo, formato, tenendo in considerazione l'esperienza del settore, da gruppi di consumatori, dai sindacati, dalle associazioni, dai proprietari di diritti intellettuali, e dalle autorità pubbliche.

Ai posteri l'ardua sentenza.

www.europalex.kataweb.it

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