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La
tutela della privacy nelle comunicazioni elettroniche
sospesa tra opt in e opt out system
a
cura di Paola Gulia
Ancora
disaccordo sulla direttiva per la tutela della privacy
nelle comunicazioni elettroniche.
Il Parlamento Europeo, riunitosi in seduta
plenaria il 05.09.2001, ha respinto l'intero pacchetto
di emendamenti alla proposta di direttiva [COM(2000)385],
con 129 voti favorevoli, 204 contrari e 155 astenuti.
La proposta in questione era nata, nel luglio 2000,
dall'esigenza di
estendere l'ambito della tutela della privacy,
con riguardo al trattamento dei dati personali, anche
al settore delle comunicazioni elettroniche,
che comprende tanto le comunicazioni su una rete aperta,
quale Internet (invio indesiderato di E-MAIL, c.d.
spamming), tanto il settore della telefonia mobile
(invio indesiderato di SMS); si rendeva necessaria,
cioè una revisione, o meglio, una integrazione delle
Direttive già emanate in materia di tutela dei dati
personali e relative l'una (Direttiva 95/46/CE) alla
tutela delle persone fisiche, l'altra (Direttiva 97/66/CE)
alla tutela della vita privata nel settore
delle telecomunicazioni. I servizi generati dall'avvento
straripante di Internet rendevano, cioè, indispensabile
la creazione di un sistema adeguato che difendesse
gli utenti dai nuovi e potenziali pericoli per i loro
dati personali e la loro vita privata.
Altro
obiettivo della proposta
era quello di garantire che lo stesso servizio
fosse disciplinato secondo modalità equivalenti, indipendentemente
dai mezzi e dalle modalità con i quali è prestato,
in modo, cioè, da offrire agli utenti un pari livello
di tutela.
Al
fine, quindi, di fronteggiare queste esigenze è stata
elaborata una proposta di direttiva il cui principio
guida era quello del "previo consenso", c.d. OPT-IN,
secondo cui la tutela della privacy risiederebbe nel
preventivo consenso dell'interessato; solo nel caso
in cui l'utente abbia dato il suo assenso, potrà essere
destinatario di messaggi commerciali, o, con riferimento
alla telefonia,
legittimerà l'inserimento del suo nome, numero
di cellulare e indirizzo e-mail, in appositi elenchi
diffusi anche on line. Tale principio è stato totalmente
ribaltato nella relazione approvata lo scorso 13 luglio
dal Comitato per le Libertà e i Diritti dei Cittadini,
Giustizia Affari
Interni del Parlamento Europeo: il Comitato si è espresso,
al contrario, a favore di un sistema c.d. di OPT-OUT
che importa l'invio libero delle e-mail commerciali,
salvo che l'interessato non comunichi la propria volontà
di non riceverli. La proposta, giunta all'esame del
Parlamento Europeo con una serie di emendamenti
volti complessivamente a favorire il sistema
dell'OPT-IN, non è stata approvata. Il dibattito è
tuttora aperto: parrebbe, però, che
l'orientamento generale del Parlamento Europeo
sia quello di vietare la pratica dello spamming, e
che l'effettivo dissenso riguardi, piuttosto, la maniera
di affrontare i problemi legati alle due modalità
di invio di pubblicità: e-mail e messaggi (SMS). La
proposta attualmente è bloccata ed è stata
rimessa di nuovo all'esame della Commissione
per le Libertà e i Diritti dei Cittadini.
La
scelta tra opt-in system e opt-out system naturalmente
nasconde profonde motivazioni politiche ed economiche:
gli operatori del Direct Marketing e, per essi principalmente
l'AIDIM (Associazione Italiana del Direct Marketing)
e la FEDMA, propendono per un sistema aperto che possa
maggiormente garantire lo sviluppo e la diffusione
del commercio elettronico, contro un sistema che arriverebbe,
invece, a comprimere gli scambi commerciali e, soprattutto,
spingerebbe le imprese di Direct Marketing a stabilire
il loro business fuori dall'Europa; il sistema dell'OPT-OUT,
a detta dell'Avv. Marco Maglio (membro del Comitato
legale della FEDMA e Consigliere Delegato di AIDIM,
) "garantirà la coerenza tra la Direttiva sull'e-Commerce
e quella sulle vendite a distanza e consentirà alle
imprese di affrontare il problema della privacy con
maggiore efficacia comunicativa. Il diritto alla tranquillità
del consumatore non sarà attenuato ma, al contrario,
rafforzato.". Di medesimo avviso l'eurodeputato Marco
Cappato il
quale ritiene possibile un coordinamento tra commercio
elettronico e protezione dei dati personali. D'altro
canto, però,
non va dimenticato il fine primario della proposta
di direttiva che è quello di tutelare la riservatezza
dei dati personali, ed evitare che, attraverso
l'invio indiscriminato di messaggi commerciali
e pubblicitari si possa arrivare ad identificare ciascun
utente e lederne il diritto alla privacy, senza contare,
poi, i costi che l'utente è tenuto a sopportare per scaricare un
numero sempre crescente di messaggi dalla rete.
Non
ci resta che attendere la decisione del Parlamento
Europeo e, nel contempo, interrogarci sugli effetti
concreti dell'una o dell'altra soluzione.
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