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IL PARLAMENTO EUROPEO DECIDE PER L'OPT-IN E LA CONSERVAZIONE DEI DATI
E' stata approvata dal Parlamento Europeo la proposta di direttiva sul trattamento dei dati personali nell'ambito delle comunicazioni elettroniche. In tema di cookies e spamming, sono state mantenute le posizioni espresse dal Consiglio Europeo. E' stato così definitivamente approvato il sistema dell'opt-in, in base al quale per la spedizione di e.mails commerciali sarà necessario un consenso preventivo degli utenti. In tema di data retention, è stato stabilito che gli Stati membri potranno adottare misure legislative sull'archiviazione dei dati personali per un periodo limitato, nel rispetto dei principi generali di diritto comunitario.
(Su Punto Informatico 3/06/02)

NUOVA DIRETTIVA CE SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI IN FORMA ELETTRONICA 
Approvata il 12 luglio 2002 la Direttiva 2002/58/CE, sulla protezione dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche, che andrà a sostituire la Direttiva 1997/66/CE. In particolare sono regolamentati: il trattamento dei dati personali connesso alla fornitura di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico (art. 3), la riservatezza delle comunicazioni (art. 5), i dati sul traffico (art. 6), le comunicazioni indesiderate (art. 13). Gli Stati Europei dovranno recepire la nuova disciplina comunitaria entro il 31 ottobre 2003.
Per leggere il testo vai a:
http://europa.eu.int/eur-lex/it/dat/2002/l_201/l_20120020731it00370047

GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI BLOCCA I DATA BASES DI SETTE SOCIETA' PER SPAMMING 
Comunicato del 26 luglio 2002: il Garante della privacy blocca il trattamento dei dati personali, contenuti nei data-bases di sette società operanti su internet, che avevano usato illecitamente gli indirizzi e.mail senza il consenso degli interessati per inviare agli stessi comunicazioni commerciali.
Nel corso del procedimento, è emerso che le modalità illecite di raccolta dei dati da parte delle società riguardavano, oltre ai soggetti che avevano fatto ricorso, anche molti altri utenti.Per leggere la decisione vai a: http://www.privacy.it/
http://www.garanteprivacy.it/

AZIENDA LONDINESE SANZIONATA DALLA ICSTIS 
L'azienda londinese Moby Monkey è stata condannata a pagare 50.000 sterline di multa dall'Independent Committee for the Supervision of Standards of Telephone Information Services - organizzazione di autoregolamentazione per la comunicazione mobile e telefonica - per spamming, posto in essere stavolta attraverso la spedizione di sms. La società aveva spedito su centinaia di cellulari inglesi dei messaggi che invogliavano gli utenti a collegarsi a numeri telefonici a pagamento, per ricevere un "premio misterioso dal valore di 500 sterline", mentre in realtà gli sms promuovevano soltanto sconti per vacanze.
(Su Punto Informatico del 3 settembre 2002)

IL PARLAMENTO EUROPEO DECIDE PER L'OPT-IN E LA CONSERVAZIONE DEI DATI 
E' stata approvata dal Parlamento Europeo la proposta di direttiva sul trattamento dei dati personali nell'ambito delle comunicazioni elettroniche. In tema di cookies e spamming, sono state mantenute le posizioni espresse dal Consiglio Europeo. E' stato così definitivamente approvato il sistema dell'opt-in, in base al quale per la spedizione di e.mails commerciali sarà necessario un consenso preventivo degli utenti. In tema di data retention, è stato stabilito che gli Stati membri potranno adottare misure legislative sull'archiviazione dei dati personali per un periodo limitato, nel rispetto dei principi generali di diritto comunitario.
(Su Punto Informatico 3/06/02)

IL GARANTE DELLA PRIVACY CONDANNA SOCIETA' PER SPAMMING 
Il Garante ha condannato una società per aver inviato e.mails commerciali non sollecitate. Il ricorso è stato accolto sulla base del principio dell'opt-in, in quanto il consumatore lamentava il fatto di non aver mai prestato il proprio consenso alla ricezione delle e.mails. Il Garante ha ordinato alla società di interrompere il trattamento dei dati personali chiarendo che, ai sensi della Legge n. 675/96 (legge sulla privacy) e del D. Lgs. 185/99 (protezione dei consumatori nei contratti a distanza), "l'invio di materiale pubblicitario rientra nei casi in cui è vietato l'impiego della posta elettronica da parte di un fornitore senza il consenso preventivo del consumatore".
(Newsletter del Garante 13-19 maggio 2002)

LINEE GUIDA PER I MOTORI DI RICERCA
La Federal Trade Commission ha preso posizione sulla prassi adottata da molti motori di ricerca americani di inserire link "a pagamento" tra i risultati delle ricerche degli utenti. Secondo la FTC i links "a pagamento" devono essere chiaramente individuati come pubblicità. 
(CNN.com 23 giugno 2002)

LA PUBBLICITA' SU INTERNET. GLI UTENTI
Negli ultimi tempi, molti servizi offerti dagli ISP, come le caselle di posta elettronica, da gratuiti sono diventati a pagamento. La società australiana Pico-pay (www.pico-pay.com) ha ideato un sistema in base al quale guardare la pubblicità su internet paga gli utenti: visitando i banners presenti sui siti, gli stessi accumuleranno dei "crediti", con i quali potranno pagarsi i servizi utilizzati durante la navigazione. Le società titolari dei siti internet stabiliranno un prezzo per ogni servizio, al quale sarà abbinato un banner che, se cliccato e visionato per almeno 20 secondi, permetterà di utilizzarlo senza spese aggiuntive da parte degli utenti. 
(Su Tiscali.it - Canale tecnologia del 15/04/02)

Direttiva UE sulla protezione dei dati personali: opt-in per gli sms commerciali?
A Bruxelles, il Comitato Economico e Sociale Europeo ha approvato la proposta di Direttiva sulla protezione dei dati personali, che ha come obiettivo quello di introdurre il regime dell'opt-in (consenso preventivo) per i messaggi commerciali inoltrati sui cellulari degli utenti via sms. Tale regime sarebbe chiaramente più restrittivo rispetto a quello dell'opt-out, adottato per i messaggi commerciali spediti via posta elettronica. E' stata inoltre prevista una forma di accordo con gli ISP, per evitare l'uso indiscriminato dei dati personali degli utenti, in base alla quale gli stessi non dovranno archiviarli per un lasso di tempo maggiore rispetto a quello impiegato per la fatturazione. La proposta dovrà essere sottoposta, nel corso delle prossime settimane, all'esame del Parlamento Europeo.
(Su Punto Informatico del 24/04/02)

IN USA LO SPAMMING COSTA CARO
Negli USA fare spam è diventato sempre più rischioso; si moltiplicano, infatti, le condanne esemplari per chi invade le mailbox degli utenti. L'ultima in ordine di tempo è quella inflitta a Netvision Audiotext. America On Line ha vinto la sua causa contro quest'azienda rea di aver spammato gli utenti di AOL con messaggi inerenti ad articoli e siti pornografici. La Corte Distrettuale della Virginia ha decretato che Netvision Audiotext (e i suoi affiliati) non potranno più spammare gli utenti AOL. I danni morali e materiali provocati dallo spam di Netvision sono ancora da quantificare ma non è da escludersi che AOL rinunci al risarcimento dei danni accontentandosi della fine delle e-mail a luci rosse ai propri utenti.
(Usatoday.com 3/4/02)

MOTORI (DI RICERCA) TRUCCATI
Una nota azienda americana (la "Mark Nutritionals") che realizza prodotti dietetici ha denunciato quattro motori di ricerca (tra cui altavista). La Mark Nutritionals lamenta di essere penalizzata a vantaggio dei suoi concorrenti; l'accusa per i motori di ricerca è di alterare, dietro pagamento, i risultati delle ricerche compiute dagli utenti. Tale forma di pubblicità, sicuramente non palese, non solo è idonea a influenzare in modo rilevante il comportamento economico dei consumatori ma lede anche i diritti delle società concorrenti. Per tale motivo la Mark Nutritionals ha chiesto, a titolo di risarcimento danni, 110 milioni di dollari a ciascun motore di ricerca..
(Cnn.com 4/02/02)

PLAYBOY E I METATAGS 
Playboy Enterprise Inc. ha perso la battaglia legale intentata contro una ex playmate per via di un meta tag. Terri Welles (è questo il nome della playmate) aveva utilizzato tra i metatags del proprio sito web il termine "Playboy". La PEI riteneva tale meta tag illegittimo in quanto lesivo del proprio marchio. Nonostante queste argomentazioni, sia in primo grado che in appello i giudici americani hanno dato ragione alla Welles ritenendo legittimo l'uso del termine in questione tra i metatags.
(Punto Informatico 7/02/02)

PROVIDER OLANDESE ACCUSA AZIENDA DI SPAMMING
Primo caso di spamming in Olanda: il provider Xs4all ha avviato un procedimento sommario contro l'azienda Ab.fab Interactive Media Group, accusandola di aver spedito una enorme quantità di e.mails commerciali non sollecitate attraverso i propri networks. La Xs4all sostiene di aver subito ingenti danni economici, in quanto costretta a sostenere costi altissimi per tener fronte all'instabilità dei servers di posta elettronica, oltre alla lesione provocata alla propria immagine, in quanto molti clienti accusano erroneamente il proprio provider di essere la causa dello spam. Tale attività della Ab.fab avrebbe inoltre violato la privacy degli utenti (quattro dei quali si sono costituiti in giudizio insieme al provider) e causato loro perdite di tempo e di denaro. In particolare, la Xs4all ha criticato l'adozione da parte dell'Ab.fab di un sistema opt-out, schierandosi apertamente a favore dell'opt-in.
(Su Punto Informatico del 13/02/02)

DOUBLECLICK CESSA LA PROFILAZIONE DEI CONSUMATORI ON LINE
La società americana di pubblicità on line Doubleclick ha cessato l'attività di profilazione dei consumatori, rivelatasi troppo costosa rispetto agli introiti che ne derivavano. Questo servizio aveva immediatamente incontrato l'opposizione da parte della Federal Trade Commission (Ente Federale per il Commercio degli Stati Uniti), perché permetteva di raccogliere dati personali degli utenti senza autorizzazione, registrando gli accessi ai siti web da questi visitati. Tale monitoraggio aveva come risultato quello di individuare le preferenze dei consumatori che navigavano in internet, elaborandone così un "profilo" in base al quale le aziende erano in grado di inviare messaggi pubblicitari personalizzati. 
(Su Buongiorno.it del 7/02/02)

FEDERAL TRADE COMMISSION PROPONE REGISTRO PER L'OPT-OUT 
Negli Stati Uniti, la FTC ha proposto di istituire un registro nazionale per l'opt-out nel settore "telemarketing". Secondo le regole previste dalla legge attualmente in vigore, il consumatore può esprimere la scelta di non ricevere telefonate pubblicitarie ad una singola azienda alla volta. Se la proposta sarà approvata, tutti i nominativi dei soggetti che avranno segnalato in via preventiva alla FTC di non voler ricevere messaggi commerciali via cavo saranno inseriti in un apposito elenco, e le aziende di telemarketing saranno tenute a consultarlo prima di contattare i potenziali clienti. 
(Comunicato stampa del 22/1/02 sul sito www.ftc.gov)

LA FERRERO BACCHETTATA NEGLI USA
Web amaro per la Ferrero che si è trovata a dover fare i conti con il sistema americano di controllo della pubblicità. Su richiesta del Children's Advertising Review Unit (Caru), l'organismo che vigila sulla pubblicità rivolta ai più piccoli,  l'azienda italiana ha modificato ed integrato alcune indicazioni contenute nel sito www.nutellausa.com. Secondo il Caru i dati forniti al fine di effettuare una comparazione con altri prodotti non erano infatti completamente corretti e non rispondevano alle rigorose linee guida promosse dagli enti governativi americani al fine di tutelare i consumatori più piccoli. La Ferrero si è inoltre impegnata ad apportare variazioni alla sua privacy policy.
 
(caru.org  20/12/01)

ATTENTI A QUEL LINK
Anche il link può essere considerato messaggio pubblicitario e pertanto deve essere conforme alla disciplina legislativa in materia di pubblicità ingannevole. Sulla base di questa considerazione l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, su segnalazione del Codacons, ha ritenuto ingannevoli e perciò ha condannato i messaggi di alcuni tra i più importanti operatori di telecomunicazioni italiani, tra cui Wind, Tiscali, Kataweb e Infostrada. I link condannati facevano riferimento alla gratuità del servizio offerto agli utenti mentre in realtà nei contratti cui si arrivava cliccando erano previsti, a carico dei consumatori, degli oneri di natura non economica ma comunque tali da essere considerati come vere e proprie prestazioni passive. L'Autorità ha quindi  ribadito anche con riferimento a Internet il consolidato principio di trasparenza e completezza della comunicazione d'impresa.
(Punto Informatico 16/01/02)

BANNER CONDANNATO IN INGHILTERRA
Importante pronuncia dell'Asa che ha ritenuto ingannevole un banner apparso sul sito bt.com. Il banner presentava la scritta "downloading" lampeggiante; cliccando su di essa iniziava la visualizzazione di immagini molto forti. Pigiando il tasto "cancel" al fine di interromperne la visione, si accedeva direttamente al sito dell'impresa inserzionista, la 888 Casino. Il messaggio è stato condannato proprio perché sfruttava subdolamente una reazione istintiva degli utenti.  Pertanto l'importanza della decisione non va riferita al singolo caso, ma più in generale tale decisione si avvia a rappresentare un'importante precedente in grado di condizionare l'approccio e l'impiego della rete  come strumento pubblicitario.
(Italia Oggi 24/01/02)


I MINISTRI EUROPEI SI SCHIERANO PER L'OPT-IN
Il 6 dicembre, a Bruxelles, i ministri europei per le telecomunicazioni hanno espresso un orientamento contrario a quello manifestato dal Parlamento e si sono schierati a favore dell'opt-in, stabilendo che le aziende di direct marketing possono inviare e.mails commerciali solo se vi è stato un consenso preventivo dei destinatari. Tale "sollecitazione" all'invio di messaggi pubblicitari tramite posta elettronica non è stata ritenuta necessaria solo nel caso in cui i consumatori avessero già effettuato degli acquisti on line con le aziende mittenti. La scelta della Commissione è stata motivata, da parte del suo componente Per Haugaard, con la precisa affermazione che i paesi dell'Unione Europea sono tutti orientati verso un'armonizzazione dell'opt-in, salvo i rapporti commerciali già in atto.
La proposta dovrà quindi essere nuovamente sottoposta al Parlamento Europeo.
(Punto Informatico del 7 dicembre 2001)

SPAMMING PUNITO IN AMERICA CASO "Intel vs. Hamidi"
Recentemente a Palo Alto (California) è stata considerata spamming l'azione di un soggetto, esattamente un dipendente licenziato dalla Intel, che ha sommerso di emails i suoi ex colleghi, utilizzando le liste della società dove lavorava. K.K. Hamidi è stato condannato, per aver commesso questa azione, sia in primo grado che dalla Corte d'Appello di Sacramento. I giudici americani hanno equiparato tale condotta ad una violazione di domicilio, produttiva di ingenti danni economici: infatti, la Intel ha dimostrato che lo spamming dell'ex dipendente ha causato notevoli perdite alla società, derivanti sia dalla spedizione delle emails sia dal tempo sottratto ai colleghi.
E' stata così sancita la responsabilità, ai fini del risarcimento del danno, a carico del soggetto che adoperi per attività di spamming le liste di una società come la Intel.
Questa decisione è stata accolta con favore dalle organizzazioni antispam, ma appare eccessiva alla luce dei principi in materia di libertà di espressione via internet. 
Giusta punizione per lo spamming o compressione della libertà di spedire emails?
(Punto Informatico del 17 dicembre 2001)

L'EUROPA DECIDE PER L'OPT-OUT
Il 13 novembre il Parlamento Europeo ha finalmente approvato la proposta di direttiva sul trattamento dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche, stabilendo che chi invia e.mails commerciali non sollecitate non ha l'obbligo di richiedere il consenso preventivo del destinatario. Dopo un lungo studio della proposta da parte delle commissioni, è stato così accolto l'opt-out per quanto riguarda la posta elettronica, mentre è stato adottato l'opt-in per i messaggi commerciali inviati via fax o sms. I singoli paesi sono comunque liberi di scegliere, al loro interno, il meccanismo opt-in generalizzato. Il dibattito però non è ancora chiuso, considerando che la norma deve ancora essere approvata dal Consiglio dell'Unione Europea prima di diventare definitiva.

COOKIES VIETATI IN EUROPA
Insieme alla proposta sullo spamming, il Parlamento Europeo ha adottato un'altra decisione che sicuramente farà discutere: il divieto di invio di cookies senza previo consenso dell'utente. La decisione sui cookies è destinata a lasciare il segno. Alla base del divieto vi è l'esigenza di tutelare la privacy dei navigatori da uno strumento che può essere oltremodo invasivo. Provider e mondo dell'e-commerce sono in subbuglio dal momento che lo strumento cookie è ampiamente utilizzato. Una delle questioni di più difficile risoluzione appare la lamentata disparità di trattamento tra imprese europee (alle quali si applica la direttiva) e imprese americane (per le quali la normativa comunitaria non può trovare applicazione). I siti europei di e-commerce saranno pertanto penalizzati? 
(Punto Informatico 15/11/01)

LA PUBBLICITA' ON LINE NON INFASTIDISCE GLI UTENTI
Secondo una ricerca di Forrester Research, a dispetto di tutta l'attenzione dei media e del legislatore, i consumatori non sarebbero poi così infastiditi dalla pubblicità on line. Questo è il risultato che si ricava dai dati sull'utilizzo di software appositi per evitarla. Il 75% degli intervistati infatti non ha mai sentito nominare alcuni fra i più famosi software blocca pubblicità nonostante ne conoscesse l'esistenza. La mancata propensione all'utilizzo di questi programmi è dovuta al fatto che la maggior parte dei consumatori ritiene utile la pubblicità online e non ha quindi intenzione di bloccarla. Lo spam e la privacy sono dunque dei falsi problemi?
(Forrester Research 3/12/01)

APPROVATA PROPOSTA A FAVORE DELL'OPT-OUT
E' stata approvata, da parte della Commissione per la Libertà e i Diritti dei cittadini, una proposta a favore dell'opt-out, che sarà presentata nei prossimi giorni all'Assemblea del Parlamento Europeo. La questione opting era stata nuovamente sottoposta all'esame della Commissione, per uno studio più approfondito, a causa degli orientamenti contrastanti manifestatisi in seno all'EuroParlamento durante l'ultima adunanza plenaria del 6 settembre. La Commissione, contrariamente alle speranze delle associazioni anti-spamming, non è però andata nella direzione opposta dell'opt-in.
(Punto Informatico del 24/10/01)

LA POSTA ELETTRONICA TRASCINA L'ON-LINE ADVERTISING 


Le molte "Cassandre" che prevedono tempi duri per la pubblicità on line vengono smentite dall'ultima indagine di Forrester Research. Secondo quest'indagine, i soli investimenti in e-mail marketing nel 2001 sarebbero il triplo rispetto allo scorso anno. La recente crisi della new economy, infatti, ha mutato i gusti degli inserzionisti i quali hanno in parte abbandonato l'acquisto di banner e bottoni su siti internet per incrementare gli investimenti del marketing via posta elettronica. Questo trend è destinato a durare consolidandosi nel tempo; secondo Jupiter Media Metrix entro il 2006 il valore dell'e-mail marketing supererà i 19 miliardi di dollari. Buone notizie, quindi, per le aziende specializzate nella gestione di questo tipo di promozione publicitaria.
(Il Nuovo del 25/10/01)

STANDARDS PER LA PUBBLICITA' ON LINE 
La pubblicità su internet ha bisogno di maggiori garanzie: a questo scopo, l'Internet Advertising Bureau ha deciso di fissare alcune regole standard per gli operatori del settore. Un aspetto fortemente problematico è quello di quantificare i risultati della pubblicità on line, dal momento che i contatori attuali non offrono garanzie sufficienti. Per stabilire un parametro oggettivo e universale di misurazione, è stato richiesto da parte dello IAB un rapporto alla Pricewhitehouse Coopers, che definirà gli standards per misurare la visibilità dei messaggi pubblicitari su internet.
(Buongiorno.it del 25/10/01)

SEMAFORO ROSSO ALLE E-MAIL COMMERCIALI SENZA CONSENSO
Il marketing via e-mail ottiene risultati negativi senza il consenso preventivo dei destinatari, mentre produce invece ottimi risultati con la strategia dell'opt-in. E' quanto sostiene Luca Paderni, esperto della Forrester Research, nel suo rapporto "E-mail marketing needs permission". Chi riceve le e-mails commerciali potrebbe essere interessato ai messaggi pubblicitari, ma non apprezzare l'intasamento della propria casella di posta elettronica.
(Punto Informatico del 24/10/01)

Opting: il Parlamento Europeo non ha ancora deciso
Il dibattito opt-in/opt-out è ancora aperto: alla adunanza plenaria del 6 settembre 2001, il Parlamento Europeo non ha deciso in merito alla questione ma ha ritenuto che la stessa, a causa della sua natura tecnica, necessitasse di uno studio più approfondito. La proposta sull'opting è stata così rinviata alle Commissioni per un nuovo esame. La prossima votazione in adunanza plenaria si svolgerà nel mese di novembre 2001. 
(Punto Informatico)

Quando il browser fa pubblicità
E' stata trovata una nuova via di comunicazione pubblicitaria in rete grazie ad un software che permette di inserire messaggi pubblicitari nascosti nel browser dell'utente. Durante la navigazione su internet, se le pagine web contengono un termine chiave predefinito nel browser, il software fa apparire sullo schermo un pop-up contenente il messaggio. In questo modo, le aziende possono inserire nel browser dell'utente la propria pubblicità, che verrà visualizzata in corrispondenza di una determinata parola chiave. Pubblicità occulta oppure occultamento della pubblicità?
(Buongiorno.it)

Pubblicità: la prassi diventa norma
La Camera di commercio di Milano ha adottato il nuovo schema degli usi in materia pubblicitaria. La raccolta (composta da 26 articoli) delinea la nozione, l'ambito di applicazione nonché i principali tipi contrattuali della pubblicità. Tra le forme di pubblicità vengono indicati internet ed i new media. In ambito contrattualistico è stata invece cristallizzata la prassi del settore. Le forme contrattuali esaminate sono quattro: contratto di agenzia di pubblicità, contratto per la "creazione" di opere pubblicitarie, contratto per le prestazioni dei modelli e degli interpreti e il contratto di diffusione pubblicitaria. L'adozione del nuovo schema va nel senso di colmare eventuali lacune legislative in materia.
(Italia Oggi)

Advertising via cellulare: ecco le regole del WAA
Arriva anche in Italia la pubblicità sul cellulare ma con codice di comportamento. Gli operatori del settore hanno infatti sentito l'esigenza di mettere a punto delle linee guida in materia di privacy, sicurezza e accesso dei dati. E' per questo che è nata la Wireless Advertising Association (WAA) i cui membri sono non solo agenzie di pubblicità ma anche gestori di telefonia e società costruttrici di cellulari. La WAA è operativa anche in Italia e il suo responsabile nel nostro paese, Francesco Caselli, ha annunciato per settembre una prima tavola rotonda tra i protagonisti del wireless nel nostro paese. 
(GSMBOX)

Sfruttamento dell'immagine di una società rivale: pubblicità ingannevole?
La casa di aste on line eBay ha accusato la rivale BidBay di aver sfruttato la sua immagine commerciale per aumentare in numero dei visitatori: la BidBay, infatti, non solo avrebbe copiato il termine "bay" nel segno distintivo, ma avrebbe inoltre utilizzato sul sito internet BidBay.com una funzionalità ("my BidBay") molto simile alla "my eBay", che permette di seguire le tracce di un'asta dopo averla lanciata. 
(Punto Informatico)

L'Authority cambia le regole della pubblicità in televisione
L'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha annunciato l'adozione di un nuovo regolamento sulla pubblicità in TV. Queste le nuove regole: vietati gli spot all'interno dei cartoni animati, break pubblicitari ogni 20 minuti, proibita la pubblicità virtuale durante gli eventi sportivi, netta separazione tra programmi tv e telepromozioni. 
(Sole 24 ore di Venerdì 20.7.01)

McDonald's condannata per pubblicità ingannevole
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto ingannevole la pubblicità diffusa dalla multinazionale americana. In pieno allarme "mucca pazza" infatti la McDonald's aveva diffuso due messaggi pubblicitari in cui affermava di conoscere "vita, morte e miracoli" della carne e delle salsine servite. Dopo aver interpellato anche l'Istituto Superiore di Sanità, l'Autorità ha ritenuto la pubblicità ingannevole in quanto idonea ad "indurre in errore i consumatori in merito alle caratteristiche di assoluta sicurezza delle carni servite nei ristoranti McDonald's, potendo, per tale motivo, pregiudicarne il comportamento economico e ledere altresì i concorrenti".
(Italia Oggi di Sabato 21.7.01)

I Motori di ricerca accusati di pubblicità occulta
Un'organizzazione di consumatori americani (Commercial Alert) ha accusato di pubblicità occulta otto tra i motori di ricerca più importanti e usati in tutto il mondo come Lycos, Altavista, Msn, HotBot. L'accusa mossa all'attenzione della Commissione federale del Commercio del Congresso americano è ben precisa: i risultati delle ricerche pur sembrando informazioni selezionate da un "algoritmo oggettivo" nasconderebbero pubblicità a pagamento. Tale pubblicità, proprio perché non palese, sarebbe quindi idonea a trarre in inganno i consumatori convinti di essere di fronte a informazioni oggettive ed imparziali. 
(Html.it)

Spam: l'Europa fa dietrofront?
Clamorosa decisione di un comitato del Parlamento Europeo a favore dell'opt-out. La decisione ha sorpreso molti in quanto si riteneva che avrebbe prevalso il cosiddetto "invio su richiesta" (opt-in). Ed invece in seno al comitato è prevalsa la tesi opposta, ossia quella di dare sì la possibilità all'utente di opporsi ma soltanto a posteriori (opt-out). Si allo spamming pubblicitario, dunque, a costo di scontentare non solo le numerose associazioni dei consumatori che da mesi si battono per difendere la privacy del consumatore, ma anche i provider di accesso a Internet che temono un'impennata dei propri costi di gestione. Contro l'opt-out vanno anche le attuali politiche di alcuni Stati europei (tra cui l'Italia). La decisione definitiva da parte del Parlamento è attesa per il mese di Settembre. 
(Punto Informatico)

No ai gesti vandalici in pubblicità
Il Giurì di autodisciplina pubblicitaria ha condannato lo spot diffuso dalla Le Fablier. Lo spot rappresentava la scena di alcune amiche che ammiravano alcuni mobili dell'azienda in questione; una di esse, mossa dall'invidia, rigava un cassettone con un anello. Il Giurì ha ritenuto che il messaggio fosse in contrasto con gli artt.10 e 11 del codice di autodisciplina. E' stato ritenuto in particolare che la pubblicità in questione fosse gravemente diseducativa per i più giovani in quanto, rappresentando un atto deplorevole, lo ufficializzava.
(Italia Oggi di Sabato 21.7.01